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Le sfide delle società aperte

Data ultimo aggiornamento: 07/02/2022

 

Approfondimento – Report analitici

La sezione raccoglie i report di BM&C Società Benefit che presentano nel dettaglio le situazioni di crisi che competono ai vari scenari.

La Grecia sull’orlo del collasso?


La Grecia è tornata a riproporre gli stessi temi e le stesse paure che ci hanno accompagnato in questi anni. La nuova compagine di Governo di Atene e gli stretti margini di manovra del confronto tra Grecia e creditori hanno però fatto emergere la vera natura “politica” delle possibili strade di evoluzione della crisi. (Documento chiuso il 18 giugno 2015)
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Ripresa tensione paesi periferici Eurozona: l’esito elettorale in Grecia


Al di fuori di qualsiasi giudizio di merito, che esula dai nostri obiettivi, l’esito del voto di Atene del 25 gennaio riapre anche sul piano istituzionale il tema dei paesi periferici dell’Eurozona, aggiornando in modo negativo le prospettive dei rischi sistemici. Senza dubbio la vittoria di Syriza, ottenuta sulla base della denuncia dei programmi di salvataggio a cui la Grecia aveva aderito, aprono uno scenario delicato i cui contorni saranno più chiari solo nelle prossime settimane. Da una parte la messa in discussione della ricetta fino ad ora applicata per la riduzione del debito potrebbe aprire nuove prospettive di crescita, dall’altra si affacciano gli scenari negativi ad oggi statisticamente più probabili. La prima ipotesi è quella di un contenimento delle tensioni entro i confini di un compromesso controllato; la seconda prevede un nuovo default. Molto dipenderà dalla misura in cui le parti porteranno i toni dello scontro oltre i confini di una situazione di non ritorno che ridurrebbe gli spazi di ogni compromesso. La fine di questa strada sarebbe un nuovo default della Grecia che sposterebbe la situazione in un terreno ancor più critico e difficile da controllare. Stante la situazione attuale le probabilità che la situazione peggiore si verifichi sono elevate. (Documento chiuso il 26 gennaio 2015)
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Grecia: un aggiornamento


La Grecia sta attraversando una situazione di profonda tensione alimentata dalla prospettiva di una drastica chiusura di tutti i canali di finanziamento e dall’esplosione di una drammatica crisi di liquidità. Tutto dipende dalla capacità delle parti di trovare quanto prima un accordo pur nel quadro delle relazioni che si sono andate sempre più deteriorando. Al momento le soluzioni sono tutte possibili e aperte, sebbene sia chiaro che un’eventuale nuova insolvenza avrà necessariamente un carattere radicalmente diverso da quello del default scattato il 24 febbraio 2012. In questa prospettiva si apre un periodo molto delicato di cui la prima scadenza è il vertice informale dei Ministri delle finanze che si terrà a Riga venerdì 24 aprile e che ha al centro l’esame della situazione del paese mediterraneo e successivamente, a maggio, il termine per il rimborso di 800 milioni di Euro al Fondo Monetario Internazionale. In ogni caso qualunque sarà l’evoluzione a breve, positiva o negativa che sia, il tema Grecia, a cavallo di fattori macroeconomici e geopolitici, è destinato ad occupare uno spazio importante ancora per molto tempo. Per poter comprendere meglio i rischi presenti abbiamo predisposto questa nota di aggiornamento. (Documento chiuso il 21 aprile 2015)
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Il referendum in Scozia


A pochi giorni dalla scadenza elettorale che deve decidere il destino della Scozia facciamo il punto su quello che potrebbe essere il peggiore scenario in caso di una vittoria dei “sì”. (Documento chiuso il 10 settembre 2014)
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Cosa accade all’Europa? Cupe ombre dalle elezioni di ottobre


Senza l’Europa, senza le sue istituzioni politiche e finanziarie, il contraccolpo della crisi mondiale sui paesi del vecchio continente sarebbe stato senz’altro ancora più intenso e profondo, o per lo meno lo sarebbe stato per quegli Stati, come l’Italia, appesantiti da un debito pubblico enorme e da un ritardo pluridecennale nel campo delle riforme. Dopo che la drammaticità degli eventi ha imposto negli anni scorsi una prima risposta unitaria alla crisi, il disagio sociale sta crescendo in tutta l’Europa, manifestandosi in forme eterogenee che condividono però la messa in discussione del processo di convergenza a livello comunitario. Di questo dobbiamo preoccuparci: oggi il rischio più incombente è che il sedimentarsi di questi fenomeni possa compromettere i successi parziali che sono stati raggiunti, riportando in prospettiva il continente lungo una deriva di fragilità e recessione. Le elezioni di ottobre 2015 sono solo l’ultima conferma dello stato di salute precario dell’Europa, chiamata peraltro ad affrontare sfide storiche: dall’immigrazione all’instabilità dell’area del Mediterraneo, fino al rinato confronto con la Russia. Per nostra sfortuna tutte le questioni aperte convergono, alimentando pericoli per la crescita economica del continente, proprio mentre stiamo finalmente raccogliendo, con la timida ripresa in corso, i primi frutti di quanto è stato fatto.
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La sfida alle società aperte: Trattato NATO, Articolo V


Come analizzato nei report precedenti e come più volte dichiarato dagli esponenti del Cremlino, la guerra che Putin ha mosso verso i territori ucraini, non mira semplicemente a estendere i possedimenti territoriali russi, ma ha come obiettivo principale quello di scardinare il sistema occidentale e, in particolare, mira a incrinare le relazioni interne dei paesi uniti nella NATO. Ciò che dissuade la Russia dal muovere direttamente una guerra dentro i confini dei paesi NATO, è l’articolo 5 del trattato dell’Alleanza Atlantica, ovvero, ovvero il casus foederis che, di fatto impone a tutti i membri dell’alleanza di intervenire nel caso in cui sia mosso un attacco verso uno di questi.
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Gas naturale, quale futuro per l’Europa? - Prima parte


Mentre la guerra procede sul campo e Putin annuncia la mobilitazione di 300mila riservisti, il blocco occidentale e la Russia combattono sul fronte energetico. Il Cremlino ha annunciato la chiusura del Nord Stream 1 mettendo alle strette il continente europeo, fortemente dipendente dal gas naturale russo. In questo primo report e nel successivo analizzeremo le possibili alternative per l’Europa attraverso le quali affrancarsi dal gas russo. In particolare ci concentreremo sulla Norvegia, in questa prima parte e invece su Algeria, Azerbaigian e forniture di LNG nella successiva.
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Gas naturale, quale futuro per l’Europa? - Seconda parte


Dopo aver analizzato la disponibilità di gas della Norvegia, ci soffermeremo, in questo secondo report, su Algeria e Azerbaigian, paesi che a differenza del primo presentano alcuni aspetti critici in tema di rispetto delle regole democratiche sia a livello interno che nei rapporti internazionali e per questo risultano meno affidabili nel tempo nel garantire i flussi verso l’Europa. (La prima parte è stata inviata il 22 settembre).
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Articoli 4 e 5 Trattato NATO


Alla luce di quanto accaduto la sera del 15 novembre, quando un missile di fabbricazione russa ha colpito il territorio polacco, riteniamo opportuno riprendere un nostro precedente report dedicato all’Articolo 5 del Trattato dell’Alleanza Atlantica, ovvero il casus foederis che, di fatto, impone a tutti i membri dell’alleanza di intervenire, non necessariamente con strumenti militari, nel caso in cui sia mosso un attacco verso uno di questi e integrarlo con una breve analisi dell’articolo 4.
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Decoupling Apple


Hanno fatto il giro del mondo le tristi immagini provenienti dallo stabilimento Foxconn di Zhengzhou in Cina, sottoposto a rigide misure di contenimento in seguito alla scoperta di diversi casi di Covid19 nella regione in cui ha sede. In quei fotogrammi possiamo vedere la disperazione dei dipendenti che, pur di sfuggire al lockdown, cercano di scavalcare le recinzioni che dividono l’impianto industriale dall’area circostante. Non essendo questa la sede adatta per analizzare la sofferenza di cittadini e lavoratori cinesi sottoposti alla politica di “Covid Zero” perseguita dal regime cinese, ci concentreremo invece sugli impatti economici che questa linea di condotta porta con sé. Lo stabilimento in esame è infatti il più importante centro di assemblaggio per Apple nel mondo e inevitabilmente, i fatti appena esposti, porteranno a ritardi nelle consegne e a tempi di attesa più lunghi per i nuovi iPhone, in un momento particolarmente propizio per le vendite di smartphone, ovvero quello in cui si avvicinano le festività natalizie.
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La Moldavia e la guerra ibrida di Mosca


La Moldavia, piccolo paese dell’Europa orientale, racchiuso tra Romania e Ucraina, senza sbocchi sul Mar Nero, vive una situazione politica e sociale piuttosto precaria, in bilico tra UE e Russia, e potrebbe essere attratta nella guerra che si sta svolgendo ai confini orientali. Per questo è necessario monitorare con attenzione l’evoluzione della situazione. E’ infatti plausibile ritenere che esista una strategia di Putin volta a destabilizzare il paese con l’obiettivo di riavvicinare l’ex repubblica socialista sovietica alla Russia.
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La situazione sul fronte orientale Gli sviluppi del conflitto ucraino , a undici mesi dall’inizio delle ostilità


A undici mesi dall’inizio del conflitto in Ucraina, la situazione sul campo è in stallo. Le tensioni maggiori si registrano nei pressi di Bakhmut, città nel Donetsk Negli ultimi mesi, i russi hanno adottato la strategia del terrore, colpendo i civili e le infrastrutture energetiche critiche dell’Ucraina per sfiancare il morale della popolazione e costringerla alla resa. Al fine di scongiurare una nuova avanzata russa e riconquistare i territori persi, l’Occidente sta fornendo a Kiev aiuti sempre più sofisticati.
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